L’Infinito

Si offre al viandante perché risuonino la voce e il passo di Colui che visse in questa terra che amò intensamente, nonostante le invettive uscite dalla sua penna: voleva la sua città culturalmente progredita e aperta ai tempi nuovi, che turbavano la sua anima e non erano percepiti da coloro che vivevano del passato e fondavano il presente su una tradizione,non più viva. Quel che il poeta diceva della sua terra lo si poteva dire dell’Italia tutta di quel tempo.

L’Infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

Spazi di là da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete

Io nel pensier mi fingo; ove per poco

Il cor non si spaura. E come il vento

Odo stormir tra queste piante, io quello

Infinito silenzio a questa voce

Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

E le morte stagioni, e la presente

E viva, e il suon di lei. Così tra questa

Immensità s’annega il pensier mio:

E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi


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Per il Santo Natale