Il teologo luterano Bonhoeffer, ucciso in un lager nazista, ci ricorda che Cristo viene ovunque, anche nei luoghi della disperazione più cupa.

Il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer pagò con la vita il suo no al nazismo in nome del Vangelo. Fu impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg il 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, a 39 anni. Così nelle “Lettere dal carcere” spiegava il senso del Natale cristiano vissuto dietro le sbarre.

Dove la festa è più vera

Da un punto di vista cristiano, non può essere un problema particolare trascorrere un Natale nella cella di una prigione. Molti in questo carcere celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva altro che il nome. Un prigioniero capisce meglio di chiunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio si volge proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distogliersi; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annuncio. Credendo questo, sa di essere inserito nella comunità dei cristiani che supera qualsiasi limite spaziale e temporale e le mura della prigione perdono la loro importanza.

Indietro
Indietro

Diagnosis of zoonoses: Relevance of BSL3 and BSL4 facilities

Avanti
Avanti

Un viaggiatore distratto e bisbetico…